La brezza marina sfiorava gli aculei del pesce palla, salito in superficie per riscaldarsi con i raggi del sole. Gli occhi chiusi gli impedirono di vedere una barca ancorata. Qualche secondo per riprendersi, un attimo di confusione: era già al pronto soccorso? No, si trovava ancora a fior d’acqua. “Gabbiano”, chiese, “che bandiera è questa?”
“Svizzera” rispose il pennuto viaggiatore. “Ci sono passato sopra qualche giorno fa. Niente male, ti consiglio di farci un salto.”
“Mi piacerebbe, ma non so volare. Mi insegni?”
“Ma no, sciocco”, rise il gabbiano, “i pesci non volano. Però posso portarti io. Non ti preoccupare, non mangio pesci palla: mi gonfiano.”
Carico di entusiasmo, il pesce palla si lasciò prendere dal volatile. L’emozione di poter volare verso un posto bellissimo era l’unico pensiero che gli occupava la mente.
Ma dopo qualche giorno, si stancò.
“Gabbiano, lasciami qui”, implorò.
“Ma come? Lì c’è il lago di Lugano!”
“Non ce la faccio più, io resto qui.”
Il pesce palla entrò al Museo Cantonale di Storia Naturale.
